Jimi camminava
come se non avesse paura di nulla. E più o meno era vero. Gli piaceva camminare
per le strade di campagna, perché erano sempre più tranquille rispetto ai
centri abitati.
“Gli ex centri
abitati” disse ad alta voce, e sghignazzò. Certo, all’inizio aveva avuto paura,
cazzo se ne aveva avuta, ma poi si rese conto che la cosa poteva essere
affrontata, e da allora aveva deciso di smettere di spaventarsi. Jimi non si
chiamava veramente Jimi, figuriamoci, ma una volta suonava la chitarra, ed era
un autentico appassionato di Mr. Hendrix. Non c’era un pezzo di cui non sapesse
almeno il giro di accordi, e così tutti i suoi amici ad un certo punto presero
a chiamarlo così.
Aveva una gran
voglia di suonare, erano mesi che non toccava una chitarra.
La benzina della
sua moto da cross era finita, e adesso la portava a piedi verso un posto in cui
gli sembrava di ricordare ci fosse una stazione di servizio. Se avesse trovato
carburante, bene, altrimenti avrebbe mollato la moto e cercato un altro mezzo.
L’importante era non rimanere a piedi. Contro uno, due, tre, se la sarebbe
anche cavata, ma contro un branco... cazzo, non avrebbe avuto speranze. È come
con i branchi di cani randagi, anche se in genere i cani sono più intelligenti.
In genere. Ne aveva incontrati un paio che erano davvero furbi. Uno di questi
stronzi gli aveva addirittura parlato, anche se “parlare” è un eufemismo.
Diciamo che nell’urlo che gli aveva lanciato si ci potevano riconoscere delle
parole. “Siete finiti”, così aveva detto, con
un grande sforzo di originalità pensò sorridendo Jimi, ma aveva ragione.
Cazzo se ne aveva.
Jimi aveva
deciso di non avere più paura perché aveva capito che prima o poi ci sarebbe
rimasto, e l’aveva accettato, ma fino ad allora avrebbe combattuto. Aprì lo
zainetto con le poche cose che si portava dietro per prendere la bottiglia
d’acqua. Doveva recuperarne assolutamente dell’altra. Bevve un piccolo sorso e
poi la rimise a posto, vicino alla Beretta che aveva sottratto al cadavere di
quel soldato e all’accetta che si portava dietro fin da quando era stato
costretto a fuggire da casa sua. Jimi ne aveva uccisi un po’ nelle giuste
occasioni, mentre in altre non aveva potuto fare altro che fuggire. Non aveva
mai incontrato qualcuno vivo, mai, forse perché aveva sempre accuratamente
evitato i centri abitati: lì la probabilità di incontrare qualcuno sarebbe
stata certamente più alta, ma c’era anche un numero molto maggiore di Mortimer,
come aveva preso a chiamare i morti ambulanti. Avrebbe dovuto cercare anche dei
vestiti, le notti cominciavano a diventare davvero fredde, e non bisognava
dimenticare che si muore anche per tante altre cose che non coinvolgono morsi e
lacerazioni da parte di cadaveri.
Poi Jimi vide
quello che stava cercando, la pompa di benzina era esattamente dove lui
ricordava che fosse. Decise di tagliare la lunga curva che lo separava dalla stazione
di servizio attraverso i campi. Si avvicinava piano, cercando di cogliere
qualsiasi movimento. Per ora sembrava tutto tranquillo. A parte un paio di auto
abbandonate, lì sembrava che non fosse successo niente. Una pompa di benzina
chiusa in una strada di campagna. Le pompe ovviamente non funzionavano, e Jimi
non aveva una cazzo di idea di come fare a rifornire la sua moto da cross. Non
si accorse dei due Mortimer dietro di lui, uno con ancora la tutina blu della
compagnia petrolifera. Non si accorse di loro fino a quando non furono
abbastanza vicini da toccarlo. Li guardò come se fosse pietrificato. Quello che
una volta doveva essere il benzinaio, con la tuta lurida, sangue rappreso sui
vestiti e sui capelli bianchi, si avvicinava osservandolo con l’unico occhio
rimasto. L’altro, un panzone a torso nudo, lo seguiva a breve distanza. Jimi
rimase come ipnotizzato dal lardo che vibrava ad ogni passo.
Scappò nella
direzione opposta a quella in cui era venuto, correndo nei campi, cercando di
nascondersi nella vegetazione che, senza più controllo, tornava a crescere rigogliosa.
Il lardone rimase molto indietro, ma il benzinaio era veloce ed instancabile, e
lo inseguiva avvicinandosi sempre di più. Jimi tentò di aprire lo zaino, e per
impugnare la pistola perse l’accetta, l’acqua e le altre poche cose che portava
lì dentro. Mentre si girava, con la pistola in pugno, sorridendo, sicuro di
averla fatta franca ancora una volta, sentì il vuoto sotto i suoi piedi. Cadde,
batté la testa e poi tutto divenne buio.
Si risvegliò
completamente bagnato, con un dolore pulsante dietro la nuca ed uno ancora più
forte alla caviglia sinistra. Doveva essersela slogata o addirittura rotta. Era
finito in un pozzo, ma non riusciva a ricordare per quanto era rimasto privo di
sensi. Le pareti erano lisce, bagnate e ricoperte di muschio, impossibile
arrampicarcisi, soprattutto con la gamba in quelle condizioni. Il jeans era
teso attorno alla caviglia gonfia e dolorante. Il sangue aveva smesso di
fuoriuscire dalla brutta ferita che si era fatto dietro la testa, ed era
completamente bagnato, dalla testa ai piedi, a causa dell’acqua sul fondo del
pozzo. Aveva la pistola in grembo. Che
situazione di merda, pensò. Poi capì di essere messo peggio di quanto
pensasse. Sentì il ringhio di almeno due Mortimer che si avvicinavano, e pensò
dovessero essere il benzinaio e il lardone che ora gli davano la caccia.
Cercando di non fare rumore, Jimi si acquattò in una piccola zona d’ombra, e si
lasciò sfuggire un piccolo gemito quando tentò di spostare la caviglia ferita.
Rimase immobile per quasi mezzo minuto, trattenendo anche il respiro, cercando
di capire se l’avevano sentito. Avrebbe aspettato il buio, e poi avrebbe
tentato la fuga, ma per ora l’importante era non farsi sentire, così i due
morti ambulanti lì fuori avrebbero smesso di cercarlo e con un po’ di fortuna
sarebbero andati via. Jimi non aveva mai dubitato della sua buona stella, e
anche lì, sul fondo di un pozzo, in quella cazzo di situazione, pensava che la
sua buona stella gli avrebbe dato ancora una volta una mano.
L’improvviso
urlo del lardone, e la sua faccia enorme e rotonda come una notte di luna
piena, gli fecero saltare il cuore in gola e un grido di terrore uscì dalla sua
bocca spalancata. L’avevano trovato. Tutto quel casino aveva attirato anche
l’altro, quello con la tuta da benzinaio blu, ed ora tutti e due si sporgevano
con il busto nella bocca del pozzo, allungando le mani e urlando contro di lui.
Jimi li guardò, frapposti fra lui e la luce, esaminò i loro volti, la pelle
bianca come alabastro con una leggera sfumatura violacea, le vene blu appena
sotto la pelle, il sangue e lo sporco rappreso attorno alle loro bocche e
attorno alle loro ferite, gli occhi rossi e vuoti. Presto lo avrebbero
raggiunto. Sentì solo il sapore freddo della canna della pistola all’interno
della sua bocca, il metallo che spingeva contro il palato, la mente sgombra da
pensieri mentre premeva il grilletto.
(Settembre 2011)